mercoledì 28 dicembre 2011

Un Natale Italiano


Credit video: Isabella e Ambra, con la collaborazione di Vincenzo, Orazio e Vittorio

lunedì 26 dicembre 2011

domenica 25 dicembre 2011

Italia, ladra mia

Blasfemia portami via
a natale o per l’epifania
a fare regali non tornano i conti
se ti chiedi perché chiama Monti
una volta sapevo cos’era natale
provavo un’emozione ancestrale
adesso sento di non poter dormire
che campo a fare, se devo morire?
Ogni tassa non mi motiva a lavorare
tutto ciò che guadagno lo dovrò ridare
una pensione futura mi dà la speranza
che di sicuro non mi cercherà mai la finanza:
d’altra parte cos’è che dovrei denunciare
il mio reddito medio mi farà scappare
in un’altra città, un altro stato
ovunque la fame mi avrà dirottato.
Caro babbo natale quest’anno non tardare
che l’unico motivo per sorridere è sognare.

Isabella

giovedì 22 dicembre 2011

Strapazzami di coccole

Uno studio recente ha rilevato la possibilità che le coccole materne influiscano sul meccanismo che regola l’ansia e la massa corporea dei figli. La ricerca è stata condotta in collaborazione fra l’Università di Torino e quella di Parma che si sono fornite del supporto del Max-Planch Istitut di Heidelberg (Istituto di Medicina)
L’esperienza scientifica, condotta sui topi, ha confermato la tesi secondo cui il gene NPYR1 si esprime pienamente, controllando il metabolismo e il sistema emotivo, solo se il neonato riceve attenzioni. La primissima infanzia diventa, quindi, una fase fondamentale dello sviluppo genetico dell’uomo, che ha bisogno di cure costanti e serene per crescere nel migliore dei modi.
Il cucciolo si svilupperà, invece, rimanendolo per tutta la vita, ansioso e magro se la madre non ha prestato le attenzioni dovute alla sua maturazione.
Così è stato riscontrato in due gruppi di controllo diversi: l’uno più affidabile nella protezione dei piccoli della specie, l’altro reso meno attento.
Ebbene, esaminando la regione limbica degli animali, è stata rilevata una diversificazione dell’assetto energetico ed emozionale del soggetto esaminato, a seconda del grado di “coccole” ricevute.
“Ovviamente non può esserci una corrispondenza perfetta tra meccanismo umano e animale, ma la ricerca sta continuando per approdare a nuovi traguardi", ha affermato la dottoressa Carola Eva, docente di Farmacologia e coordinatrice dello studio.
Scoperte come queste, se applicabili all’organismo umano, potranno probabilmente aiutare ad elaborare sistemi di risposta a malattie molto diffuse come il diabete.
Potrebbe bastare quindi una coccola, care mamme, per crescere dei figli sani e forti.
Ancora una volta, ci sorprendiamo dell’infinita potenza dell’amore!

Valeria

Strane fobie

Nell’epoca in cui non riusciamo a stupirci più neanche di un’imeneplastica o di uno sbiancamento anale, esiste ancora qualcosa di quotidiano ed assolutamente umano che possa lasciarci a bocca aperta? 
Fu una vera sorpresa quando, alcuni anni fa, un’amica mi confidò d’essere affetta da Koumpounophobia. No, nulla di mortale: solo il terrore, apparentemente ingiustificato, dei bottoni, soprattutto quelli piccoli e con i quattro buchi. E quello che potrebbe apparire solo un capriccio modaiolo, è in realtà un vero e proprio handicap. Pensate quanto sono comuni: jeans, cappotti, borse… “La sola vista – mi spiegava – mi causa nausea e tremore. Va un po’ meglio con i bottoni a pressione, almeno non hanno fori”.
Curiosando su internet, scopro che fobie bizzarre come questa sono assolutamente all’ordine del giorno. Esiste la Globofobia, la paura dei palloncini, in special modo se dai colori accesi. C’è chi ha paura dei batuffoli di cotone. Oppure, mai sentito parlare di Pteronofobia? Fobia delle piume. Capisco gli uccelli, ma le piume? E parlando di altro tipo di uccelli, che dire della Ithyphallofobia, la paura del pene eretto? Scomoda, soprattutto per la vita di coppia. Ma buono a sapersi.
Ragazze: annotate il nome ed usate l’uccellofobia per rifiutare eventuali proposte maschili poco allettanti.

Ambra

mercoledì 21 dicembre 2011

E' tempo di Festa

Credit photo: Anna

Stop al perbenismo: Celentano è tornato

A quattro anni dall’ultimo disco di inediti Dormi amore, la situazione non è buona, e a tre dalla doppia raccolta di vecchi successi Animale, dopo la grande Mina ecco che ritorna anche Adriano Celentano, con il suo ventinovesimo album in studio, Facciamo finta che sia vero
Il disco è caratterizzato dalla numerosa presenza di collaborazioni con colleghi del calibro di Franco Battiato, Lorenzo Jovanotti, Giuliano Sangiorgi, Manu Chao e del premio Oscar Nicola Piovani.
Il disco è stato presentato il 24 novembre 2011 ed è stato anticipato il 21 ottobre dal brano Non ti accorgevi di me, scritto ed eseguito da Giuliano Sangiorgi, seguito, il 2 dicembre, dal singolo Non so più cosa fare, che vede la partecipazione di Giuliano Sangiorgi, Lorenzo Jovanotti e Franco Battiato, sulla musica di Manu Chao.
Album interessante, che fa riemergere ancora una volta l’anima rock di Celentano e che regala brani tra loro molto diversi ma allo stesso modo intensi, come il brano Il mutuo, che disegna una società fondata sul nulla, perché fondata sul debito o Ti penso e cambia il mondo, con uno sguardo rivolto all’amore che, secondo l’artista, è sempre presente, anche nella sofferenza, o ancora Anna parte, brano che racconta la vita noiosa e stantia di un’impiegata.
L’intero album è fortemente imperniato su tematiche sociali che fanno riaffiorare il Celentano degli inizi de La storia di Serafino, di fatti, l’artista stesso lo ha definito come un “grido di rabbia”, per dare voce ai cittadini italiani.
Per Celentano è, infatti, il suo lavoro più politico e più vicino ai problemi della società.
Il ritorno alla ribalta del Molleggiato sembra non finire qui. Pare che Celentano stia mettendo in piedi un concerto evento per il 2012, di cui la moglie Claudia Mori ne ha dato pronta conferma.
Sembra ancora una volta che, con i suoi 74 anni, Adriano Celentano non smetta d’essere molto più coraggioso e innovativo dei suoi colleghi di 30.

Anna

martedì 20 dicembre 2011

Lacrime e sangue

“Lacrime e sangue”
Situazione politica italiana

Potrebbe sembrare il titolo di un film horror ma è in realtà una delle frasi più ripetute e sentite dell’Italia attuale.
Gli italiani devono compiere un ulteriore sacrificio per scongiurare l’apocalisse economico e, per far rendere meglio il concetto, non si fa altro che bombardarlo nelle nostri menti.
Giornali, politici e tecnici del governo ci rassicurano, però, sulla relativa gravità di questa frase ma le “lacrime” e il “sangue”, lo sanno tutti, non sono proprio immagini evocative di serenità.
Si piange quando non si riesce a raggiungere un obiettivo, quando non si è sereni per la propria condizione, quando un dolore ci colpisce, quando il futuro angoscia più del presente.
Il sangue, invece, è l’elemento costitutivo del nostro corpo, senza il quale non potremmo vivere: c’è vita fino a quando esso continua a scorrere nelle nostre vene.
L’odierna situazione italiana, tuttavia, ci impone di riflettere su questa visione.
Cosa vuol dire?
Ci viene chiesto di versare del sangue, di concedere quindi un’ulteriore parte della nostra vita alla nostra Nazione, ci viene chiesto di donare al nostro  Stato l’essenza stessa della vitalità umana.
E sanno già che farlo ci costerà lacrime.
Lacrime amare che solcheranno quei vuoti infiniti che l’inettitudine umana ha creato nella nostra Italia.
Ancora una volta il popolo italiano si trova ad affrontare una guerra che non ha dichiarato.
I soldi delle casse statali sono stati sperperati in auto blu, aerei privati, festini per adulti,…
Chi ne piange le consegue è sempre il cittadino che, elemosinando centesimo dopo centesimo, proibendosi anche di piccoli desideri, adesso dovrà spendere tutti i propri risparmi per l’ulteriore rincaro delle tasse.
Pensano che il crollo delle borse, le pressioni dall’Europa potranno essere risolti con le nostre lacrime, con quelle di milioni di anziani che, pagata anche l’ultima bolletta, si nutrono solo di pane e acqua. Con il pianto dei nostri figli che non riceveranno alcun dono questo Natale!
Non sappiamo per quanto potremo versare “lacrime e sangue, ma sappiamo bene che, prima o poi, insieme ai nostri soldi, finiranno anche quelle.

Valeria

La copertina di Maurizio Crozza - Brutto anno! (martedì, 20 dicembre)

lunedì 19 dicembre 2011

Il giorno in più di Fabio

<<E’ tanto che aspetti? Più o meno trentacinque anni. >>

E’ così che si conclude il quarto libro di Fabio Volo, romanzo che parla della storia di Giacomo, un uomo ormai troppo oppresso dalla monotonia, da una vita sempre uguale che si ripete ogni giorno, ma che viene finalmente stroncata dall’incontro di una ragazza sul tram, Michela. Quest’incontro diventa per Giacomo ragione di vita ogni mattina, ancor di più quando Michela lo invita per un caffé.
Ma il destino ha in serbo per loro una brutta sorte.
Michela accetta un lavoro editoriale a New York e Giacomo decide di seguirla dando finalmente un taglio alla sua monotonia.
I due si ritrovano ad ideare un gioco: un fidanzamento con scadenza. 
Ma il destino vuole ancora giocare con loro, portandoli sino ad un punto di non ritorno nel quale capiranno se ne è valsa o no la pena.
Questa è la storia dei due protagonisti del romanzo di Fabio Volo che, con la regia di Massimo Venier, è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 2 Dicembre 2011,  incassando già la bellezza di quasi un milione e mezzo di euro in sole due settimane.
Ma perché cosi tanto clamore per un film quando solo quattro anni prima la stessa storia veniva pubblicata dalla Mondadori?
Forse perché le ultime generazioni non sono più capaci di rilassarsi su un comodo divano illuminato da una luce soffusa, per assaporare le pagine di un libro che parla da se o forse perché ormai è diventato molto più semplice guardare un film al posto di trascorrere il proprio tempo libero leggendo.
Negli ultimi giorni nelle librerie è anche uscita una nuova versione del libro con delle immagini che illustrano i luoghi descritti da Volo nel corso del suo racconto.
Ma illustrare un libro e farne un film significa limitare l’immaginazione di chi legge, perché leggere veramente significa gustare quelle pagine una ad una, sentendone il profumo, immedesimandosi nella parte di uno dei personaggi tanto da rispecchiarsi in quest’ultimo, immergendosi in quella storia che sembra parlare di te, dei tuoi pensieri, dei tuoi sentimenti e dei tuoi problemi, sempre con l’ansia di scoprire cosa nasconde il capitolo successivo e con la speranza di trovare, alla fine della storia, una morale che possa farti crescere o una soluzione che risolva i tuoi problemi.
Ed è proprio questo che caratterizza i romanzi di Volo: la capacità di mettere su carta i pensieri più o meno nascosti che ognuno di noi possiede, scavando dentro i desideri più remoti in cui speriamo e tutto sempre con l’ironia pessimistica e allo stesso tempo benevola che lo contraddistingue.
Ma forse la necessità di spopolare più del dovuto ha intaccato la rispettabilità di Volo, portando i suoi appassionati lettori quasi a disprezzarlo.
Infatti, analizzando meglio il film ed il libro, si notano subito delle differenze: è lo  stesso Volo il protagonista della storia, lo stesso Volo che asseconda le scelte del tutto arbitrarie del regista che decide di tagliare alcune scene, modificarle e addirittura aggiungerne delle nuove con personaggi del tutto sconosciuti al libro, come nella scena finale nella quale intervengono numerosi nuovi personaggi ed una lettera, scritta da Giacomo a Michela, che invece nel libro non viene nemmeno menzionata.
In questo modo il regista ha modificato il significato, ma sopratutto la particolarità del romanzo che Volo era stato capace di non rendere una storia da romanzo rosa o una storia banale e strappalacrime.

Yvonne

Biscotti di Natale

La magia del clima natalizio ci porta in una delle terre più fredde del nostro globo: la penisola scandinava.
Quella che proponiamo è la tipica ricetta da focolare casalingo da preparare nel caldo avvolgente delle sere di festività.
E’ proprio in questo periodo dell’anno che la maggior parte delle mamme del nord Europa aiuta i propri bambini a preparare deliziosi biscottini dalle forme più svariate: alberelli, angeli, campane e cornamuse riempiono i cuori e le pance delle famiglie scandinave! 
Secondo la tradizione anche Babbo Natale, nel consegnare i propri doni, non può rinunciare alla bontà di questi piccoli bijoux culinari. Ogni pargolo, infatti, ringrazia Babbo Natale per il regalo ricevuto con una bella tazza di latte e deliziosi biscottini.
Ciò che rende particolare questa ricetta è il cardamomo, una spezia che nasce dalla stessa famiglia di piante che produce lo zenzero.
Basta un piccolo baccello e la vostra ricetta si riempirà di un gusto intenso ed aromatico
Non c’è modo migliore per aspettare il Natale!

INGREDIENTI: (x ½ chilo di biscotti) 
FARINA 00: 280 gr
ZUCCHERO: 170 gr
BURRO: 170 gr
UOVA: 1
CARDAMOMO MACINATO: 1/2 cucchiaino
CANNELLA IN POLVERE: 1/2 cucchiaino
MANDORLE MACINATE: 85 gr
SUCCO D’ARANCIA: un cucchiaio

PREPARAZIONE:

Sbattere a lungo il burro con lo zucchero, unire il tuorlo leggermente sbattuto e l'albume montato a neve.
In una terrina setacciare e mescolare gli ingredienti secchi.
Mischiare i due composti unendoli con il succo d'arancia.
Lavorare l'impasto e, con il matterello, stenderlo per uno spessore di mezzo cm circa.
Adesso ritagliare le forme, disporle nella teglia rivestita di carta da forno.
Infornare a 200° C per 5-8 min.

IL TOCCO DELLO CHEF:

Una spolverata di zucchero a velo su un vassoio decorato con una glassa rossa renderà il vostro piatto una dolce tentazione a cui non solo i più golosi saranno costretti a cedere!

Valeria

martedì 13 dicembre 2011

Un’Italia sonnambula


"Io non ho mai avuto motivo di combattere l'omosessualità: diciamo che non l'ho praticata però io amo l'omosessualità e dire amo è qualcosa di più che dire accetto"
U.Tognazzi

Get up! È un’organizzazione no profit fondata nel 2005 da un gruppo di attivisti, volta a promuovere campagne sui problemi dell’umanità quali la salvaguardia dei diritti e la conservazione dei beni naturali; lavora principalmente su Internet, all’indirizzo http://www.getup.org.au/, attraverso petizioni e donazioni dei singoli e si considera apolitica nonostante gli ideali rispettino, spesso, principi di sinistra.
In Italia il suo operato è del tutto sconosciuto, in particolare se parliamo dello spot che dal 24 novembre gira su Youtube riguardo la discriminazione dei matrimoni tra gay.
Sebbene Catania sia stata da poco definita dall’Expo di Bergamo una delle città più gay friendly d’Italia (assieme alla nostrana Taormina, o a Gallipoli, Padova, Viareggio e Torre del Lago), poiché meta di turismo omosessuale, questo non cambia l’avvilente grado d’arretratezza e chiusura mentale che imperversa in Sicilia e, in generale, nel nostro Paese. I casi di omofobia  sono all’ordine del giorno sotto lo sguardo arcigno di tutti, spesso comportamenti omofobi si esprimono tramite inconsapevoli e dolorosi atteggiamenti, come l’impulsivo disprezzo nei confronti di una lesbica che vuole donare il sangue, com’è accaduto a Roma, o più palesi e disturbanti come gli ideali dell’ex Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, sull’indecenza di un maestro dichiaratamente gay. 
L’omosessuale è visto ancora come un malato, un perverso, uno scherzo della natura.
La totale mancanza di rispetto dei suoi diritti si manifesta nella sua massima forma nel momento in cui calca la mano su un grande abuso: l’impedimento nel vedersi riconosciuto il proprio amore in senso legislativo. In determinati stati il matrimonio gay è consentito: Paesi bassi, Belgio, Spagna, Portogallo, Danimarca, Norvegia, Islanda, Finlandia, Svezia, Stati Uniti (Iowa, Connecticut, Massachusetts, Vermont e New Hampshire), Canada (dove non è necessaria la residenza per nessuno dei due potenziali sposi), Brasile, Argentina e con rito solo simbolico e spirituale in Nepal.
E l’Italia? L’Italia non dorme, perché si è resa conto dell’esistenza degli omosessuali, ma non fa abbastanza, rimane in dormiveglia attendendo di poter seguire l’esempio di qualche grande Nazione che, tramite, qualche legge ad effetto si risvegli dal suo torpore; effettivamente non disprezza e non aiuta, se ne lava le mani come se non risulti egualmente vile. E gli Italiani? Gli italiani non guardano nemmeno la vera TV, si accoccolano sul divano aspettando l’ultimo programma-spazzatura da poter commentare e lodare senza il minimo accorgimento che in altri paesi di cui non si parla spesso, come l’Australia, c’è chi si muove e lo fa dolcemente, con naturalezza, perché l’amore tra due uomini o donne è naturale. Guardare per credere: http://youtu.be/_TBd-UCwVAY. Se non accettate l’amore tra omosessuali, non state rifiutando queste persone, state rigettando l’amore.

Isabella

Sguardo al cielo


Credit photo: Martina

L’orribile attesa del Giudizio Universale

<< Conosci Gabriel da molto tempo? >>
Joshua rispose: << Lo conosceva mia madre. Fu lui un tempo ad annunciarle che sarei nato >>.
L’affermazione mi disorientò. Gabriel aveva avuto in mano il test di gravidanza della mamma di Joshua?


E’ ormai assodato: la trentacinquenne Marie con gli uomini non ci sa proprio fare. Eppure il suo fidanzato, Sven, sembra l’uomo dei sogni: dolce, gentile e soprattutto tanto innamorato di lei da volerla sposare. Quel giorno, in chiesa, Marie si rende conto che “finché morte non vi separi” è un lasso di tempo molto lungo! Insomma, come si fa ad essere sicuri di poter amare qualcuno per tutta una vita?
Il giorno dopo il “fatidico NO”, con la faccia gonfia di pianto e l’abito da sposa ancora indosso, Marie incontra un uomo eccezionale (ed eccezionalmente affascinante). Joshua viene dalla Palestina, ha due scuri occhi penetranti, voce profonda e serena ed un sorriso angelico. Marie rimane assolutamente stregata, e lo invita a cena dopo pochi minuti dal “piacere di conoscerti”.
Ma il carismatico falegname si rivela un tipo a dir poco singolare: canta salmi in ebraico, durante il loro primo appuntamento invita un mendicante a spezzare il pane – o meglio, la pizza – al loro tavolo e soprattutto confessa con la massima naturalità a Marie d’essere il figlio di Dio e che l’Apocalisse è prossima.
Spiazzante, ironico e dissacrante più che mai. 
Quello che all’apparenza può sembrare un romanzetto rosa da spiaggia è in realtà una storia profonda e commovente, divertente e frizzante, in grado di pungerci nel vivo sottolineando gli aspetti ipocriti del nostro modo di vivere ed indicandoci in maniera tutt’altro che saccente quanto possa essere facile vivere in maniera semplice. Rispetto e sincerità, sembra dirci l’autore tedesco, prescindono qualsiasi credo e religione. E se Kim, la protagonista de L’Orribile Karma della Formica, ci aveva dato modo di conoscere Buddha, passando da presentatrice televisiva di spicco a formica kafkiana, nel suo ultimo libro, Delirio di Una Notte di Mezza Estate, ci ritroveremo a leggere di una trentenne sfiduciata e disillusa che viene catapultata niente meno che nel corpo di William Shakespeare. David Safier ci presenta diverse verità, molteplici universi, senza mai risultare presuntuoso, anzi mostrandosi sempre aperto ad infinite spiegazioni, possibilità, alternative. E quando Kim, non più formica e tantomeno presentatrice TV, chiederà a Buddha se allora è davvero quella la vita dopo la morte, la divinità risponderà seraficamente che “esistiamo tutti”. Una volta morti, si prenderà cura di noi il dio in cui credevamo da vivi. Ottimo modo per risolvere le controversie religiose, no? Hanno tutti ragione. E per chi non crede affatto?
Capitolo dopo capitolo, quelli nati dall’ingegno del quarantacinquenne tedesco sono libri da leggere tutti d’un fiato, restando sorpresi dalla naturalezza con cui riesce a raccontare le cose più assurde. Non è detto che vinca un Nobel come García Márquez, il re del realismo magico, ma scommetterei che anche il genio colombiano potrebbe farsi due risate leggendo la storia di Joshua e Marie.
Uno stile narrativo tutto al femminile, ma non per questo stucchevole. Scorrevole, penetrante e divinamente esilarante, questo romanzo è un modo perfetto per augurare buon natale e regalare più di un sorriso.
Dopo aver vinto un International Emmy Award nel 2004, grazie alla serie televisiva Lolle, dopo il successo de L’orribile Karma della Formica, David Safier, con il suo L’orribile attesa del Giudizio Universale (titolo originale: Jesus liebt mich) riesce addirittura a superarsi creando la coppia più improbabile di tutte: Gesù Cristo ed una “non-proprio” credente.

Ambra

lunedì 12 dicembre 2011

La storia del cosmonauta

Scheda
Il regista Mike Cahill presenta al Sundance Film Festival la sua seconda opera Another earth, vincitrice del Premio P. Sloan e del Premio del Pubblico nella categoria Narrative Feature al Film Festival 2011 Maui. La protagonista femminile, Brit Marling ha, inoltre, vinto il premio come miglior attrice al Sitges – Festival internazionale del cinema della Catalogna.
Pungente, psichedelico, convulsivo, audace, commovente, disturbante ed eccentrico: non ci sono abbastanza aggettivi per definire l’opera che sembra voler guardare in alto per capire ciò che ci sta intorno. 

Trama
L’umanità viene a conoscenza di un pianeta uguale alla Terra. Mentre una studentessa alla guida apprende la notizia provoca un incidente mortale. La scienza andrà di pari passo con il suo tentativo di redenzione.

Cast
John Burroughs: William Mapother
Rhonda Williams: Brit Marling
Kim Williams: Jordan Baker
Jeff Williams: Robin Lord Taylor
Robert Williams: Flint Beverage
Purdeep: Kumar Pallana
Narratore: Richard Berendzen

L’incontenibile bisogno di guardare il cielo per scorgerci qualcuno, il potente desiderio di sentire una scossa nell’osservare l’oscuro buco nero sulle nostre teste, l’agghiacciante dubbio di essere soli perfino nell’immensità dell’universo: se almeno uno di questi stati vi ha mai toccati, allora è necessario che conosciate Another earth, opera indipendente scritta, diretta, prodotta, fotografata e montata da Mike Cahill.
Un DJ dalla lingua sempre pronta invita alla radio ad osservare il cielo: un evento normalissimo che spinge a distogliere lo sguardo dalla strada, un solo attimo diluito in scene ipnotiche che sembrano quasi far sentire un certo torcicollo dopo qualche secondo, infine l’inevitabile impatto di una vita con l’altra e l’inizio di un’opera affascinante, sensuale a livello astratto, paradiso di emozioni ineluttabili e contrastanti. Dopo lo scontro, il cammino verso la comprensione, la ricerca di un motivo che spieghi ciò che accade: la nudità di un corpo sulla neve vuole sopperire alla voglia di sputare fuori pezzi di anima per poi riprenderli purificati dalla terra su cui sono stati gettati, tentare di perdere se stessi tra i fiocchi di neve per sentire ancora che esista qualcosa di talmente freddo da raschiare calore da noi stessi. Così la protagonista reagisce al suo “imperdonabile errore”, sfugge al senso di colpa per aver distrutto una famiglia mentre era in preda all’alcol, o forse all’estasi di Terra 2. Poi la possibilità di rendere concreta quella fantasia si manifesta tramite un sondaggio: “Perché credi che dovresti essere scelto per andare su Terra 2? Mandaci un commento”. Così la donna cambia, esattamente come l’universo nel corso dei millenni e questo sta a significare anche tentare la sorte, inviare un piccolo commento affinché si rinasca, sebbene un oscuro presagio di una possibile fine del mondo sulla porta di un bagno faccia riflettere un minuto di più sulla proverbiale curiosità umana, che ha punito personaggi mitologici dall’alba dei tempi.
E se scoprissimo che in un nuovo pianeta del tutto simile al nostro, vivessero delle nostre copie, o fossimo noi stessi delle loro copie? Se ci fossero questi due mondi in cui le stesse persone vivano due diverse vite, facendo altre scelte, amando altre persone, credendo in altri principi. Se ci fossero degli altri “noi” in questo universo, cosa diremmo, cosa faremmo pur di scoprire che cosa hanno scelto o fatto diversamente da noi? Another earth tratta proprio di questo, insinua una morbosa curiosità verso un altro possibile noi, molto lontano, che altro non è che la nostra stessa persona, pur di sollevare un fatale quesito: e se quell’altro me fosse migliore? E se io potessi essere superiore a quello che cono adesso?
“Durante le nostre vite vediamo cose meravigliose. I biologi hanno cercato di osservare cose sempre più piccole e gli astronomi hanno osservato sempre più lontano nell’oscurità del cielo, fuori dal tempo e dallo spazio. Ma forse il mistero più grosso di tutti non è il più piccolo né il più grande: siamo noi, sotto la lente. Potremmo mai accettare noi stessi, e se lo facessimo, vorremmo conoscere noi stessi? Cosa diremmo a noi stessi? Cosa apprenderemmo da noi stessi? Cosa ci piacerebbe davvero vedere se potessimo essere all’esterno di noi stessi ad osservarci?”
Mille interrogativi che avranno risposta in un finale senza fiato, dove la violenza incontra l’amore, la follia incontra la realtà e il doppio conosce se stesso per intero.

Isabella

E' l'ora dei pancake!

Ecco per voi la ricetta delle tipiche frittelle americane per una colazione semplice veloce e nutriente!
I pancakes sono perfetti in compagnia e sono l’ideale se siete giù di morale.
Tranquilli! Non è niente di difficile; lo scoprirete anche voi seguendo passo dopo passo la preparazione.
 
INGREDIENTI (x 4 persone): 
UOVA: 2
FARINA: 350 gr
BURRO: 30 gr
LATTE: 400 cl
LIEVITO: un cucchiaino
SALE: un pizzico
ZUCCHERO: un cucchiaino

PREPARAZIONE:

Mescolate la farina insieme al lievito, al sale e allo zucchero.
Fondete il burro e montate a neve gli albumi.
Al composto iniziale aggiungete il latte, il burro, gli albumi e i tuorli sbattuti e mescolate il tutto.
Fate riscaldare una padella antiaderente a fuoco medio con un po’ d’olio di semi o di burro.
Versate una piccola quantità del composto al centro della padella, noterete che si espanderà da sola.
Quando il vostro pancake comincerà a fare mille bollicine, giratelo! (Solitamente occorre un minuto circa per lato).

IL TOCCO DELLO CHEF:

Provateli con mascarpone, panna, frutta, yogurt, miele o quant’altro preferite!
Se dopo il primo tentativo, non siete soddisfatti, tranquilli è la regola: il primo pancake non viene mai perfetto!

Martina

E' ancora amore!


Dopo circa due anni d’assenza dal palcoscenico internazionale, Laura Pausini ritorna nel mondo della musica.
Lo fa in grande stile, lo stile che l’ha sempre caratterizzata, con un album dal titolo Inedito.
Il nuovo disco consta di 14 brani che raccontano, come dichiara la cantante, ogni fase del lungo periodo di riflessione che ha maturato.
Inedito ha fatto la sua comparsa l’11-11-11, quando è stato presentato, dalla stessa artista, al Musik Show di Piero Chiambretti.
Il brano Benvenuto è stato invece lanciato nelle radio italiane e sud americane già da settembre di quest’anno.
I testi e le musiche ricalcano il noto stile “pausiniano”: una miscellanea di generi diversi che vanno dalla tradizionale canzone melodica italiana al rock e al soul.
E la cantautrice ripercorre questi generi con il supporto di veri e propri giganti della musica italiana. Per l’album sono stati “confezionati”, infatti, alcuni duetti con Gianna Nannini e Ivano Fossati.
In Inedito la cantante romagnola si trova ad analizzare il proprio rapporto con la musica, un’infinita storia d’amore che Laura non ha mai abbandonato.
“Non ho mai smesso di amare te” canta la Pausini nel secondo singolo dell’album, un dialogo, quindi, a cuore aperto con il vero grande amore della sua vita.
Ogni brano ci consegna, insomma, una Laura più adulta, che pur narrando le emozioni di sempre, lo fa adesso, in modo maturo e consapevole, considerando ancora, a distanza di anni, il suo lavoro come una grande fortuna.
Un inevitabile senso di riconoscimento verso chi l’ha sempre sostenuta e la seguirà anche nell’imminente Inedito World Tour 2012. I biglietti sono già in vendita, anche se le date più importanti hanno registrato il tutto esaurito, come era prevedibile.
Tanti i premi e le vittorie, tra cui il suo primo Festival di Sanremo, che l’ha lanciata, 5 premi dal Festivalbar, un Grammy Award, unico nella storia della musica vinto da una cantante italiana, 3 Latin Grammy Award, 5 World Music Award, 6 Telegatti e centinaia di altri riconoscimenti, che non bastano a placare la sua inesauribile voglia di fare musica, di esprimersi attraverso accordi e note che solo un vero artista può percepire.
Quindi “Benvenuta” Laura di nuovo, nella tua vita!

Valeria

domenica 11 dicembre 2011

I falsi sacrifici della casta (mercoledì, 7 dicembre)

Il Mile High Club


Volete aderire al club più spregiudicato e originale di sempre?
Nessuna setta segreta, nessun requisito, nessuna qualità particolare. Solo tanta voglia di… fare!
Mile High Club: il club di quelli che “l’hanno fatto” in aereo. Di quelli che sono andati in estasi… ad alta quota.
Ma ovviamente diventare membri del Mile High Club non è certo alla portata di tutti.
Per prima cosa bisogna essere su un volo in grado di raggiungere i 1609 metri di quota richiesti dal regolamento. 
Essenziale è essere accompagnati da un partner disposto a mandarvi in estasi… nella carlinga!
E, infine, occorre un po’ di strategia: conquistare i posti sul corridoio, prevedere le traiettorie delle hostess, evitare l’ora di punta ai bagni ed essere pronti ad agire non appena si abbassano le luci.
Una volta tornati sulla terra ferma, il racconto dettagliato della suddetta prova d’ingresso vi aprirà le porte di questo circolo così elitario e in tempi brevi riceverete la tessera di membro.

Ci auguriamo abbiate fatto un buon viaggio.

Anna

11 dicembre


Accadde oggi:
nel 1941 la Germania e l’Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti che si schierò al fianco delle Nazioni Alleate. Da quel momento, infatti, i campi di battaglia si estesero e la guerra divenne mondiale.

nel 1946 fu fondato l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, con lo scopo di aiutare i bambini vittime della seconda guerra mondiale. L’UNICEF è finanziato con contributi volontari di Governi e privati e, per il suo impegno, nel 1965, ha ricevuto il premio Nobel per la Pace.

nel 1961 gli Stati Uniti intervennero nella guerra del Vietnam, schierandosi al fianco del governo del Vietnam del Sud, combattendo contro le attività terroristiche e di guerriglia che imperversavano nel paese già dalla metà degli anni ’50.

nel 1970 John Lennon pubblica l’album John Lennon/Plastic Ono Band, il primo disco successivo allo scioglimento dei Beatles, avvenuto in aprile, appena qualche mese prima.

nel 1972 l’Apollo 17, l’undicesima missione con equipaggio umano con cui si chiuse il programma Apollo della NASA, sbarca sulla Luna.

nel 1979 Madre Teresa di Calcutta ricevette il Premio Nobel per la Pace, per essersi dedicata ai più poveri e per il suo rispetto al valore e alla dignità d’ogni singola persona. Madre Teresa rifiutò il classico banchetto cerimoniale destinato ai vincitori e chiese che quei fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta che sarebbero potuti essere sfamati per un anno intero.

nel 1981 il campione del mondo dei pesi massimi di boxe, Muhammad Ali, venne messo al tappeto da Trevor Berbick durante il suo ultimo incontro.

nel 1982 gli ABBA, gruppo musicale pop svedese, si sciolgono dopo 10 anni di carriera.

nel 1997, alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, viene redatto il Protocollo di Kyoto, un trattato internazionale in materia ambientale che prevede la riduzione entro il 2012 delle emissioni dei gas serra.

Anna

giovedì 8 dicembre 2011

Vittime della vanità

“Per essere belle bisogna soffrire”, chi può saperlo meglio di noi donne? Tra tacchi a spillo, pulizie del viso e dolorose cerette, siamo le regine dell’agonia estetica, sopportiamo in silenzio pinzette e schiena a pezzi per essere soddisfatte dell’immagine che lo specchio ci riflette. Ma, in fondo, per un po’ di sana vanità non è mai morto nessuno, giusto? 
Non del tutto: sono in 45.000 gli animali che muoiono ogni anno per mano delle industrie cosmetiche, a causa di inutili test sui prodotti finiti. Anche un coniglio albino ha indossato il nostro mascara; peccato che a lui non stesse poi tanto bene. Eppure, questa cifra non è poi così sconvolgente se ne aggiungiamo un’altra riguardante le pellicce, molto più grande: 200.000.000. Ci si perde tra gli zeri, ma quanti sono?! Come si leggono? Duecento milioni? Duecento milioni di vittime della vanità. Ogni anno nel mondo vengono uccisi duecento milioni di animali, dai cani ai lupi, dai gatti alle volpi, al solo scopo di rimpinguare il già fiorente mercato delle pellicce. Per intenderci: in Italia siamo 60 milioni, 60 milioni di esseri superiori (perché in fondo, gli altri, non sono “solo animali”?) che hanno il diritto e la presunzione di uccidere seguendo i motivi più disparati. Sono serviti 180 scoiattoli per questa pelliccia, ma non mi sta forse d’incanto?
Inutile dilungarsi sull’orrore, la crudeltà e la violenza che ognuna di queste creature subisce prima di morire. Non bisogna essere né animalisti né vegani per rabbrividire di fronte ad animali storditi a bastonate, alle loro pellicce strappate via mentre sono ancora vivi, a respiri, battiti cardiaci e spasmi che si protraggono per un periodo compreso tra i 5 e i 10 minuti dopo che sono stati scuoiati.
Ognuna di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa per ribellarsi a queste atrocità. Basta un po’ d’accortezza durante il nostro shopping: di certo ben poche studentesse possono permettersi pellicce di visone, ma non sarà certo difficile evitare giubbotti, stivali o guanti con il bordo di pelliccia. Davvero  è così elettrizzante indossare un animale morto?
Concludo ricordando che le firme sono importanti: e non intendo le griffe! Sabato 10 e domenica 11 dicembre la Lega Anti Vivisezione (LAV) raccoglierà firme in tante piazze italiane per sostenere una proposta legislativa nazionale che metta fine all’allevamento, alla cattura in natura e all’uccisione di animali per farne pellicce.
Se questo fine settimana vi trovate a Catania, fate una passeggiata in Via Etnea: all’altezza di Savia, troverete il banchetto LAV dove potrete dare il vostro fondamentale contributo a questa causa.
“Siamo tutti collegati nel grande cerchio della vita”.

Fonti:

domenica 4 dicembre 2011

L’inizio di una nuova vita

“Signora, lei ha il cancro”.
Cosa? Io mi sento così bene! Forse hanno sbagliato il referto, anzi, sarà sicuramente così.
“Signora, signora, lo so è difficile da accettare ma nel suo seno abbiamo riscontrato un carcinoma…”
Bene, cioè male, non hanno sbagliato nulla: io ho il cancro!
Ho sentito spesso parlare di tumore, la tv è piena di campagne pubblicitarie che promuovono la prevenzione, o di raccolte fondi per chi è malato… Per chi è come me!
Come sembra breve questa vita adesso che comincio a prendere in considerazione l’idea che potrei perderla per sempre. Quante cose ho ancora da fare, quanti problemi irrisolti e quanto affetto da spendere. Non ho vissuto come avrei voluto fino in fondo, pensavo di averne il tempo, di poter rimediare ad ogni mio errore.
Cavolo come fa paura tutto questo!
Non credo di avere la forza per affrontare quanto mi aspetta.
“Mamma, mamma, come è andata la visita? Tutto bene?”
Si…
Meglio rispondere affermativamente non voglio trasmettere il mio dolore anche agli altri. Diventerei un peso, un’angoscia continua per loro.
Ma come faccio a mentire a chi amo?
No…
In realtà non è andata come avrei voluto, devo curarmi, dicono che io non stia bene per via di una piccola pallina che giace sul mio seno.
Lo vedo: le sue mani tremano e gli occhi sono lucidi. Sapevo che tutto questo ti avrebbe ferito, non ci si aspetta mai un simile rifiuto dalla vita, eppure…
Tutto da oggi sarà diverso.
Stai tranquillo amore, niente sarà più come prima, ma combatterò per te!
Questa non può essere una fine, anzi, sarà un inizio, l’inizio della mia nuova vita!

Questa storia non ha una fine volutamente.
Non c'è mai una fine… Ci sono solo momenti, nella vita di ognuno, in cui è necessario iniziare di nuovo!

Valeria

Life in a Day


Credit video: Isabella, con la collaborazione di Vincenzo

Nostalgia di Taormina

Credit photo: Anna

Più veloce della luce!

I neutrini sono più veloci della luce.
La fisica quantistica fondata, sino ad oggi, sulla legge della relatività del fisico Albert Einstein chiude, del tutto a sorpresa, questo capitolo della propria storia.
Nel settembre di quest’anno, infatti,un gruppo di scienziati italiani ha constatato che la velocità dei neutrini sarebbe maggiore rispetto a quella della luce. Questa scoperta ha provocato agitazioni nel mondo scientifico poiché sembra suggerire il dissolversi di tutta la scienza finora postulata sulla nota formula “E=m c^2”
E’ di circa 60 nanosecondi il tempo che il neutrino impiega per giungere dal CERN di Ginevra ai laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica nucleare del Gran Sasso. I neutrini, una volta prodotti nel Super Proton Synchrotron (S.P.S), percorrono i 730 km dell’acceleratore con una velocità che batte per circa 20 parti per milione i 300.000 km/s ai quali viaggia la luce.
Oggi, 28 Novembre 2011, arriva la conferma di tale scoperta grazie ad un ulteriore test che ha prodotto lo stesso risultato del precedente esperimento “Opera”.
Il fisico italiano Antonio Ereditato afferma, inoltre, che non è stato rilevato nessun errore di misurazione dovuto alla strumentazione, tuttavia, gli studi continueranno in modo da rendere sempre più solida la natura delle recenti osservazioni. “E’ stata una grossa sorpresa” commentano i 160 ricercatori che collaborano con il Professor Ereditato che risultano essere comunque cauti nel  trarre delle conclusioni da un fenomeno così importante.
La possibilità di superare la velocità della luce mette in crisi un sistema che si basa su costanti universali ed indipendenti e che ci ha permesso per lungo tempo di “capire” l’universo.
L’idea adesso è quella che l’universo non sia stato in fondo così compreso. 
Nuovi orizzonti si aprono, quindi, agli uomini di scienza che ieri come oggi continuano ad interrogarsi sul fine ultimo di questo mondo e dell’uomo.

Valeria

L’importanza di ogni attimo



“Ieri era ieri, oggi è già domani”

L.Battisti

Questo è uno tra i versi più controversi scritti da Mogol per Lucio Battisti.
La canzone è Fiori rosa fiori di pesco con la quale il Battisti vinse per la seconda volta consecutiva il Festivalbar nel 1970.
Il testo inizia nel ricordo di una primavera passata in cui “C’eri tu…”, molto probabilmente la donna amata, e continua con “Fiori nuovi, stasera esco. Ho un anno di più” che sottolinea come quell’amore, si sia ormai concluso.
Il verso che proponiamo è pronunciato all’apice del ritornello “convulsivo” del testo, dove il cantante ripete “Dimmi che è vero”.
Ad una lettura superficiale potrebbe sembrare che il Battisti, con quest’espressione, voglia implorare la sua ex donna di lasciare andare il passato per rigettarsi a capofitto nella rinascita del loro amore. La frase risulta lo stesso ambigua, in quanto ci si potrebbe domandare in quale orizzonte temporale l’interprete voglia collocare la sua azione.
“Ieri” quando lui ancora soffriva o “Ieri” quando i suoi sentimenti erano corrisposti?
E “Oggi” è il momento in cui ha deciso di capitare per caso nella “stessa strada stessa porta”? Inoltre, il “domani” cosa vorrebbe rappresentare? La delusione per il nuovo stato sentimentale della donna?
La nostra interpretazione vuole cogliere l’aspetto “positivo” del brano.
“Ieri era ieri”. L’espressione è chiusa, il passato non può pendere sulle nostre teste come una spada di Damocle, bisogna, quindi, saper superare, anche se con difficoltà, i momenti peggiori della vita.
“Oggi è già domani”, evidenzia come il presente debba essere vissuto in una prospettiva futura.
Una sorta di “carpe diem” dal sapore comunque nostalgico che, se da un lato racconta la volontà di un giovane uomo di guardare ad una vita migliore, dall’altro non gli fa ancora abbandonare la dimensione di “ciò che fu”.
Forse l’invito è quello di concedersi alle proprie emozioni, positive o negative che esse siano, di vivere continuamente uno stato di spensieratezza che risulta assolutamente indispensabile per chi, come ha suggerito Mogol al Battisti, non riesce a rompere definitivamente con il proprio passato.

Valeria

Il “Piccolino” di Mina

Eterea e sognante. 
Così appare Mina sulla copertina del suo nuovo album, Piccolino, pubblicato il 22 novembre.
Sessantasettesimo album in studio dell’artista, debutta alla posizione numero 9 nella classifica dei dischi più venduti della settimana.
L’album è disponibile in due versioni: deluxe da 14 brani e accompagnata da un booklet di 28 pagine e normale da 10 brani.
I quattordici brani sono firmati da autori diversissimi tra loro, come, tra gli altri, l’eclettico Giorgio Faletti e il frontman dei Negramaro, Giuliano Sangiorgi.
L’album è stato anticipato, il 17 ottobre, dal rilascio in rete del singolo Questa canzone, scritta da Paolo Limiti, a cui è seguito il brano Ainda bem, scritto dalla cantante brasiliana Marisa Monti.
Dopo il ritiro dalle scene visive, avvenuto nel 1978, della tigre di Cremona si hanno notizie solo grazie alla pubblicazione di nuovi album. Infatti, anche se non appare più in TV, si ha sempre modo di sentir parlare di lei, una tra le personalità che ha saputo portare alto il nome dell’Italia in tutto il mondo.
Anna

“Ho un solo rimpianto nella vita, ed è di non essere qualcun altro” Woody Allen racconta


Scrivere di Woody Allen è come tentare di dipingere Dio. Si dovrebbe semplicemente citare ogni sua parola, non tentare nemmeno di spiegarla o darle un senso unico. Deve essere letto, visto e ascoltato nell’unicità di un’esperienza irriproducibile, nessuno può effettivamente parlarne cogliendone l’essenza, sebbene Eco ne dia una descrizione illuminante quanto complessa nell’edizione del 1973 di Saperla lunga, opera che porta lustro al Woody attore che, dì lì a poco, si sarebbe fatto conoscere tramite le innate doti di regista, sceneggiatore, compositore, scrittore e commediografo. 
Chi è Woody? In realtà non lo so. Non so decidere se sia un matto che ha raggiunto apici talmente alti da essere arrivato a congiungere la demenza con la genialità oppure sia, semplicemente, un essere umano con la vista interiore maggiormente sviluppata. D’altra parte in Basta che funzioni afferma proprio: “Qualunque amore riusciate a dare o a ricevere, qualunque felicità riusciate a rubacchiare o a procurare, qualunque temporanea elargizione di grazia: basta che funzioni. E non vi illudete: non dipende per niente dal vostro ingegno umano, più di quanto non vogliate accettare è la Fortuna a governarvi.” Se è la fortuna a regolare la vita dei più, non è stata certamente questa la molla per cui questa settimana ho riempito ogni angolo delle mie giornate con un pensierino a lui che il I Dicembre ha compiuto 76 anni e non ha mai perso (o mai avuto?!) la voglia di vivere. Certamente la sua famosa tendenza nevrotica lo porta ad incorrere spesso in etichette negative, o conduce i critici ad attendere le sue opere come uno squalo affamato attende che i bagnanti si allontanino dalla riva (d’altra parte ci sono molte ombre nella sua carriera, ultima tra tutte Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni) eppure qualcosa dentro di lui è talmente fuori posto da essere al pieno umana, riscontrabile in ognuno di noi.  Il suo libro Saperla lunga - probabilmente nessuno avrebbe potuto utilizzare un titolo più adatto - parla davvero di tutto: la satira sul patriottismo, l’umorismo della continua ricerca di Dio (“Non solo Dio non esiste, ma provate a cercare un idraulico durante i weekend.”), il cervellotico filosofeggiare e le complesse descrizioni nell’arco di una sola pagina di almeno 10 correnti novecentesche. I suoi libri sono questo ed altro. Mostrano una tagliente verità che ci è sfuggita o semplicemente non abbiamo mai notato, eppure in Italia la traduzione del testo è stata addolcita, privata del suo mordente per adeguarsi ai canoni del sarcasmo nostrano.
In quanto linguista, sento i brividi di un lavoro più interpretato che tradotto, in quanto italiana, mi chiedo come possiamo pretendere di essere presi sul serio dalle altre nazioni se noi stessi ci reputiamo più bigotti del necessario e non sappiamo metterci alla prova.
Come sempre apre nuovi interrogativi, lancia sfide e incrina le convinzioni, così mi pongo anche io una domanda: c’è qualcuno al mondo che non ami Allen?
Isabella

Twilight Saga: L’epilogo è vicino

Scheda
Prima parte del quarto film tratto dall'ultimo romanzo della serie scritta da Stephenie Meyer, uscito nelle sale italiane il 16 novembre. La seconda parte uscirà nelle sale il 16 novembre 2012 negli Stati Uniti.

Trama
Il vampiro Edward e l'umana Bella si sposano, ma un imprevisto guasta la luna di miele.

Cast
Bella Swan/Cullen: Kristen Stewart
Edward Cullen: Robert Pattinson
Jacob Black: Taylor Lautner
Alice Cullen: Ashley Greene
Jasper Cullen: Jackson Rathbone
Carlisle Cullen: Peter Facinelli

Un matrimonio in grande stile. Eleganza mai ostentata e fiori, tanti fiori. D’altronde è un matrimonio all’aperto, solo come negli Stati Uniti è permesso fare.
Comincia così Breaking Dawn – Parte Prima.
Bella e Edward che pronunciano il fatidico “Sì” davanti a tutti i loro parenti ed amici, umani ed immortali, creature mitologiche e semplici uomini.
Il magico viaggio di nozze in Brasile si termina con una gravidanza inaspettata, che da un verso risulta essere miracolosa (dopotutto il padre è un non morto), mentre dall'altro pericolosa, a causa del ritmo di crescita del feto e del rischio a cui volontariamente si sottopone la madre.
Bella, infatti, non vuole sentire ragioni e vuole tenere il bambino, ma Edward e molti della sua famiglia vorrebbero invece farle cambiare idea.
Se negli altri film il melodramma di base si rifaceva volentieri al teen movie o all'action, qui a fare capolino è l'horror, nelle crude scene della gravidanza della protagonista, minacciata di morte dall'interno del proprio corpo e soggetta all'anoressia.
Per il capitolo finale della saga, la regia passa a Bill Condon, che va direttamente al sodo della storia, lavoro non facile visto che in forma cartacea conta più di 700 pagine.
Il nostro giudizio per il momento è sospeso, poiché attendiamo che anche la seconda parte esca nelle sale, perché da quello che si è visto speriamo che il bello debba ancora venire.

Anna